Pur essendo stato uno dei principali protagonisti dell'architettura della prima metà del Novecento a Cagliari, pochissimi ne conoscono l'esistenza. Vale pertanto la pena di tracciare un breve profilo biografico di Riccardo Simonetti, ingegnere, politico e filantropo.
Nasce a Cagliari nel 1873 da Domenico, commerciante, e da Felicina Coghe. Dopo aver frequentato i primi anni dell'Università a Cagliari, dal 1895 al 1898, completa la formazione nella Scuola di Applicazione per Ingegneri e Architetti di Torino.
Quindi lavora per alcuni anni nella "Società Italiana per le Strade Ferrate del Mediterraneo": un mondo, quello delle ferrovie, allora al centro di importanti interventi. Rientra in città nel 1901 e viene impiegato dal Comune, per cinque anni, nel cantiere del nuovo Municipio di Via Roma progettato da Crescentino Caselli e Annibale Rigotti: un importante capitolo nell'ambito del rinnovo urbanistico e architettonico della città di Cagliari.
È questo il periodo della formazione culturale di Simonetti, che orienta la sua opera verso l'ecclettismo, sapiente commistione di stili che cerca di coniugare tradizione e modernità. È anche il primo Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Cagliari e, in occasione del X Congresso Nazionale degli Ingegneri e degli Architetti, tenuto in città nel 1902, ricopre il ruolo di segretario della sezione dedicata ad approfondire l'architettura sotto l'aspetto storico-artistico.
Nel 1904 allestisce, nella Piazza del Carmine, la Mostra Campionaria sul Liberty. Nello stesso anno, si unisce in matrimonio con Laura Mathieu, figlia di Felice, esponente della sinistra liberale, consigliere comunale, deciso sostenitore del Sindaco Ottone Bacaredda. I coniugi avranno una figlia, Maria Dolores, che sarà la prima donna sarda a conseguire la laurea in ingegneria.
Tra le mura del vecchio Palazzo di Città, in Castello e nel cantiere del nuovo Municipio, Simonetti instaura amicizie politiche e, nella consultazione amministrativa del 1911, si candida nella lista cristiano-moderata risultando il secondo consigliere per numero di voti. L'esperienza politica, tuttavia, è breve, in quanto gli impegni professionali diventano sempre più prevalenti.
In particolare, nel 1909 riceve l'incarico di curare i lavori di completamento della Basilica di Bonaria, interrotti da oltre un secolo, che lo impegnano dal 1910 al 1934: sono 25 anni di intenso lavoro. Tra l'altro, il cantiere dei Mercedari offre l'opportunità di sperimentare il brevetto Ennebique, uno dei primi sistemi applicativi del cemento armato, le cui potenzialità non erano state ancora pienamente acquisite dai progettisti italiani. Per Simonetti è anche l'occasione per collaborare con Giovanni Antonio Porcheddu, di Ittiri, padre del nuovo conglomerato.
Sempre in ambito delle committenze religiose, Simonetti firma i progetti per il restauro delle Chiese di Sant'Eulalia (1908-1919), di Santa Lucia (1919) e dei Santi Giorgio e Caterina (1922) a Cagliari e delle parrocchiali di San Michele Arcangelo ad Aritzo (1914-1919) e di Santa Chiara a San Gavino (1909). Per la committenza privata progetta a Cagliari alcuni importanti edifici tra cui il Palazzo Balletto, realizzato tra il 1918 e il 1921 in Viale Trieste, il completamento del Palazzo Valdés (1926) in Viale Regina Elena e il Palazzo Rocca (1935) in Via Maddalena.
Nel 1910, su incarico di Enrico Saggiante, proprietario terriero assai facoltoso, progetta un borgo operaio che sarebbe dovuto sorgere in località Campo Carreras, all'incirca nell'area dove oggi c'è il Mercato di San Benedetto. Non se ne fa nulla. Chi volesse approfondire l'idea, può consultare il saggio, dal titolo "Progetto di un borgo operaio a Cagliari", pubblicato dallo stesso Simonetti sul n. 33 del "Bollettino del Collegio degli Ingegneri e degli Architetti della Sardegna" (Cagliari, 1910, pagg. 7-15).
Avuto riguardo alle committenze istituzionali, ricordiamo gli edifici per la Società degli Operai (1912), la Camera di Commercio (limitatamente alla direzione lavori), il Cimitero di Pirri (1911) e (insieme a Enrico Pisano) le Scuole Elementari di Pirri (1930). Quest'edificio, pur nella sua semplicità e nel volume ridotto, ripropone temi aulici, come la finestra serliana, e costituisce prova della persistenza di un linguaggio colto nell'edilizia scolastica che, nell'arco di pochi anni, sarà rinnovata secondo le regole del razionalismo.
La nuova sede della Società degli Operai viene progettata intorno al 1910 e realizzata nell'area all'angolo tra le Vie XX Settembre e Lanusei. Si tratta di una semplice palazzina a due piani che, in conseguenza dei bombardamenti aerei del 1943 (che distrussero la parte sinistra del caseggiato), ha perso le decorazioni floreali in cotto che ornavano le lunette delle finestre al primo piano.
Oggi l'edificio si caratterizza per il timpano centrale (che raccoglie lo stemma dipinto dell'antico sodalizio) e per l'inferriata del balcone che ripropone le eleganti linee del liberty, alle quali si ispira anche il parapetto in ferro battuto che delimita la scala interna. Restaurato secondo il progetto originario, presenta un prospetto principale semplice ma elegante che si ripete sul lato destro nella scansione ravvicinata delle bucature contenute entro paraste legate da archi ribassati e sinuosi: rettangolari quelle al piano terra e ad arco ribassato quelle al primo piano. Tale impostazione chiarisce che si è in presenza di un'architettura di impianto tradizionale, ancorché rinnovata negli elementi decorativi.
Il Palazzo della Camera di Commercio viene invece realizzato nel Largo Carlo Felice dall'Impresa Tocco tra il 1923 e il 1928, sulla base del progetto dell'Architetto Luca Beltrami (per quanto concerne il prospetto) e dell'Ingegner Giovanni Battista Casati (per gli interni): si tratta degli stessi professionisti che, qualche anno prima, avevano progettato la nuova sede di Cagliari della Banca Commerciale Italiana. Simonetti cura la direzione dei lavori dando un contributo importante alla riuscita dell'opera (in particolare riguardo gli interni).
Vale la pena di ricordare che Beltrami, allievo di Camillo Boito, era uno dei maggiori architetti dell'epoca: docente di architettura all'Accademia di Brera e al Politecnico, consulente del Vaticano ai tempi di Pio XI, curò tra l'altro i restauri del Castello Sforzesco e di Palazzo Marino a Milano.
La struttura dell'edificio che ospita la sede della Camera di Commercio si compone di tre livelli fuori terra e un piano interrato. Il prospetto, in stile rinascimentale, presenta al piano terra un rivestimento in conci di calcare sul quale si snodano delle aperture ad arco. I piani superiori, suddivisi da lesene, hanno le finestre segnate da frontoncini a differenti disegni. L'edificio si completa con un cornicione aggettante sul quale sono sistemate quattro anfore solenni.
Il Palazzo Balletto è invece caratterizzato dalle sporgenze dei
bow-windows, che con la loro triplice sovrapposizione contribuiscono a liberare la struttura muraria dell'edificio dalle partiture tradizionali e a concepire lo spazio interno in modo nuovo proiettandolo oltre il filo della tradizionale facciata. Inoltre, tale soluzione, risolvendo l'angolo dell'edificio nella continuità dei tre livelli, contribuisce a collegare le facciate marcate da una ricca ornamentazione che riunisce ferro, cemento, pietra e cotto.
Il palazzo venne fatto realizzare da Giovanni Balletto, quale residenza familiare, in un'area contigua allo stabilimento molitorio che, nella Cagliari di inizio Novecento, costituiva una delle più importanti attività industriali. In ambito cittadino, l'edificio rappresenta senza dubbio uno dei primi e più interessanti esempi di architettura liberty. Si articola su quattro livelli oltre un attico. Il piano terra presenta zoccolo in granito e pareti in calcare. Gli altri livelli hanno il paramento in mattoni faccia vista con lesene in pietra a conci in corrispondenza dei limiti del fabbricato.
Simonetti progetta per Enrico Rocca Ancis, secondo forme classicheggianti, anche il palazzo che insiste sulla salita di Via Maddalena (tra i civici 30 e 50). Il committente, facoltoso commerciante di vini coniugato con Caterina Faggioli, aveva raggiunto un grande prestigio economico e sociale attraverso la gestione, col fratello Stefano, di uno stabilimento enologico a Pirri, al quale, in seguito, affiancò la fabbrica per la produzione delle bottiglie (si tratta del compendio impropriamente chiamato "ex Vetreria").
Il Palazzo Rocca, cui si accede dal civico 40, si articola su piano terra, piano rialzato e tre piani alti. Il primo piano presenta un ampio balcone centrale con elegante balaustra (che racchiude tre portefinestre), quattro portefinestre con balcone e tre finestre. Il secondo e il terzo piano sono caratterizzati dall'alternarsi di balconi con portefinestre e finestre. Tutte le aperture dei piani alti sono riquadrate. L'edificio si completa con un ampio cornicione in leggero aggetto arricchito da ovoli e da un fascione con mensole.
Infine, Simonetti progetta il terzo palazzo Valdés, quello corrispondente al civico 23 del Viale Regina Elena e al civico 1 della Piazza Marghinotti, che completa i due precedenti interventi eseguiti nel 1901 e nel 1915-1918 su progetto dell'Ingegner Nicolò Mura. L'edificio, che si articola su quattro livelli fuori terra, presenta un basamento in granito e calcare ed è caratterizzato dall'utilizzo del cemento colorato che evidenzia l'esuberante decorazione liberty. Il progettista, attraverso un'interessante soluzione d'angolo, risolve con grande eleganza la testata dell'isolato.
Riccardo Simonetti muore a Cagliari nel 1954. Riposa nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria, dove, per oltre 25 anni, prestò a beneficio dei Mercedari la propria attività professionale con grande dedizione e disinteresse.