Sopra: calendario medioevale
Sotto: semina e raccolto
Benedetta di Massa è una delle figure più affascinanti e problematiche nella storia dei Giudicati sardi.
Nacque nel 1194 a Cagliari, nella reggia di Santa Igia, da nobile famiglia. Il padre era infatti il Giudice (Re) del Giudicato di Cagliari Guglielmo I Salusio IV di Massa e di Georgia, della famiglia dei Malaspina. La madre era figlia di Costantino II Salusio II e di Adelaide Malaspina. Insomma, i suoi natali erano di tutto rispetto e questo le assicurò la successione al trono cagliaritano per diritto dinastico.
I Giudicati sardi, peraltro, non erano regni "personali" del sovrano perché, al contrario, il patrimonio pubblico apparteneva solo allo Stato e il giudice-sovrano non ne poteva disporre: l'entità superiore era lo Stato giudicale e il Giudice lo rappresentava, soggetto alla legge "costituzionale" sotto la vigilanza dei membri del "consiglio".
Nei primi tempi giudicali l'accesso al trono non avveniva per diritto dinastico ma per elezione, a cura della Corona de Logu (il Consiglio o la Corona assembleare di tutto il regno), che col tempo si evolvette verso la successione. Se è difficile orientarsi a causa del doppio nome dinastico dei Giudici, utilizzato a lungo, è più facile comprendere il funzionamento del regno.
Oltre alla Corona de Logu, supremo organo decisionale, il Giudicato era diviso in Curatorie, unità amministrative minori che sovrintendevano le diverse ville (o paesi) che la componevano, ognuna guidata da un Curatore. I villaggi, a loro volta, erano amministrati da una Corona composta dagli anziani. La Corona dei Curatori partecipava all'assemblea del regno quando si riuniva per le più importanti decisioni.
Le leggi, soprattutto quelle agricole, erano simili nei Giudicati sardi, certo per il comune retaggio romano evoluto in forme peculiari sarde. Esisteva la proprietà privata dei Giudici e quella dei "possessores", che proseguì solo in parte le forme antiche del latifondo romano, mentre al popolo minuto, composto dai liberi e dai poveri "pauperales", erano riservate ampie terre demaniali di proprietà esclusiva del regno (de rennu) che venivano coltivate dai villici col sistema della rotazione.
I terreni prossimi ai villaggi venivano divisi in due estesi appezzamenti, uno destinato alle coltivazioni e l'altro al pascolo. L'anno successivo si invertiva la loro destinazione, per dare modo ai terreni di recuperare fertilità. Esisteva una terza e ampia categoria di regnicoli, i servi, lontano retaggio dell'antica Roma, che però godevano di molti diritti: potevano sposarsi, ereditare, possedere beni e generalmente dovevano prestare servizio per tre o quattro giorni alla settimana in favore dei liberi, del Regno o delle proprietà ecclesiastiche, mentre nei giorni liberi potevano lavorare per sé stessi. Tutti i sudditi avevano diritto di pesca e di caccia.