Cartolina di Filippo Figari sulla
presenza sarda nel fronte dolomitico
Non vi è dubbio che le istituzioni rappresentative della Sardegna di oggi costituiscono la risultante di una lunga e controversa vicenda storica che, nel corso del tempo, ha forgiato l'idea stessa di autonomia regionale e i concetti di identità e specialità, segnando in modo indelebile la coscienza e la cultura dei Sardi e il loro modo di operare.
L'autonomismo sardo è un fiume che viene da lontano e che, nel suo lungo percorso, ha ricevuto acqua da molti, non sempre riconosciuti, affluenti. Tale vicenda necessita di alcune puntualizzazioni.
Infatti, lo studio del nostro passato, della nostra storia - fatta di luci e di ombre, di avvenimenti felici e drammatici, di vicende tristi e gloriose - rappresenta uno stimolo alla riflessione e all'impegno per dare adeguate risposte ai problemi del presente. Ciò a condizione che la storia plurisecolare della Sardegna si studi non solo come storia punica, romana, pisana, spagnola o piemontese - vale a dire come res gestae dei dominatori di turno - ma anche e soprattutto come storia di un "gruppo" autoctono, etnicamente e culturalmente distinto, ancorché subalterno, quale premessa per capire come quel gruppo possa operare, con la sua peculiare identità e personalità, nella contemporaneità - all'interno della compagine nazionale italiana, dell'Unione Europea e del mondo intero - salvaguardando la memoria, il valore e la tradizione, vale a dire la peculiare identità dalla quale deriva e che, nel presente, costituisce il fondamento dell'agire politico.
Nell'attuale società, la globalizzazione fa sì che dovremmo sentirci a casa in ogni parte del mondo, ma in realtà siamo sempre più senza una casa, una cultura, una chiara identità, sia a livello personale che a livello comunitario e sociale, esposti al rischio dell'annientamento del nostro essere e della nostra cultura, che resta l'elemento essenziale dell'identità della persona umana e delle comunità. Il diritto all'esistenza, infatti, implica sempre, per ogni popolo e per ogni nazione, anche il diritto alla salvaguardia della propria lingua, della propria cultura e del proprio sapere mediante i quali una comunità esprime e promuove quella che è la sua sovranità psicologica e spirituale.