EXCALIBUR 111 - gennaio 2020
in questo numero

In arrivo il nuovo libro di Abis e Serra

Analisi della rivista culturale "Sud-Est" del Gruppo Universitario Fascista

della Redazione
Angelo Abis e Giuseppe Serra hanno terminato il volume: "Sud-Est - un'avventura intellettuale tra Sardismo e Fascismo".
Il libro (circa 300 pagine) tratta della rivista culturale del Gruppo Universitario Fascista (Guf) di Cagliari "Sud-Est".
In attesa che il libro venga dato alle stampe pubblichiamo su Excalibur la premessa.


Frontespizio di un numero della Rivista "Sud-Est"
«Sarebbe certamente un capitolo assai importante, nella cronaca della vita culturale italiana, quello che raccontasse la lunga e complessa vicenda della stampa dei Guf procedendo con esatta prospettiva critica e buona conoscenza della situazione culturale, psicologica, in cui tale stampa ha consumato la propria esperienza»(1).
Così Antonio Pigliaru, l'intellettuale sardo più inquieto di questo dopoguerra, egli stesso gufino e collaboratore della rivista degli universitari sassaresi "Intervento", si esprime nel suo saggio che tratta della stampa dei Guf. Pigliaru parla di un gran numero di giornali gufini, in particolar modo di "Intervento", ma trascura inspiegabilmente "Sud-Est". Anche la sua allieva, Marina Addis Saba, autrice del volume: "Gioventù Italiana del littorio. La stampa dei giovani nella guerra fascista"(2), nella sua analisi dei periodici dei Guf, dedica molto spazio ad "Intervento", ma tralascia la rivista del Guf di Cagliari.
Per trovare un qualche accenno a "Sud-Est" dobbiamo aspettare il 1976, anno di edizione di "I giornali sardi" (1900-1940), curato da Giuseppina Fois ed Elisabetta Pilia(3) e il 1986 con "Stampa e società in Sardegna dalla grande guerra alla istituzione della regione autonoma", di Laura Pisano(4). Tuttavia, l'opera che ne parla in maniera più approfondita e dettagliata è del 1993: "Intellettuali e politici tra Sardismo e Fascismo", di Francesco Atzeni e Lorenzo Del Pian(5).
Chi invece coglie meglio gli aspetti nuovi e originali della rivista del Guf cagliaritano è Maria Dolores Picciau, infatti nel suo libro, "Tra Sardismo e Fascismo. Arte e identità nelle riviste sarde del novecento", afferma: «"Pattuglia" e "Sud-Est" non rilevano tanto per la qualità della produzione (anche se non mancano scritti di valore letterario), quanto per la loro dichiarata originalità. Pur all'interno di schemi di regime [...], ancora una volta l'incontro del fascismo con il sardismo culturale produce un risultato di estremo interesse storiografico. Una lettura sistematica delle riviste di orientamento fascista, e di quelle giovanili in particolare, è oltretutto assai utile per sfatare astratti pregiudizi e per ricostruire in tutta la sua complessità una pagina di storia isolana condannata pregiudizialmente al confino»(6).
Di qui l'opportunità di questo lavoro che, esaminando in maniera dettagliata i contenuti di "Sud-Est", vuole contribuire a far conoscere idee, sentimenti e progetti, interessi culturali e aspirazioni artistiche di una folta schiera di giovani, che si sentono fascisti e, al contempo, si considerano cittadini orgogliosi anche della loro patria sarda. Poco più che ventenni, indubbiamente dotati di grandi capacità, visto che nell'arco di qualche decennio la maggior parte di essi occuperà posizioni di tutto rilievo nei vari campi dell'attività civile, portandosi appresso quell'esperienza che è al tempo culturale, politica e di vita maturata nel Guf cagliaritano. A titolo esemplificativo, nel dopoguerra, il gruppo dirigente del Pci sardo, nella sua componente che proveniva dal Guf, Renzo Laconi, Sebastiano Dessanay, Umberto Cardia, Luigi Pirastu, solo per citarne alcuni, si differenzia fortemente per idee, programmi, aspettative e persino per lo stile oratorio, dalla componente comunista che invece proveniva dall'antifascismo.
Occorre comunque spiegare perché "Sud-Est", unico fra tutti i fogli dei Guf, abbia anche un "taglio" regionale, soprattutto in termini culturali, taglio non certo mutuato dal fascismo nazionale, ma che qualcuno deve pur avere, in qualche modo, indicato, prospettato e illustrato alla nuova generazione sarda. Occorre, cioè trovare il nesso tra la "sardità" dei gufini e le coordinate intellettuali, politiche e programmatiche che, patrimonio dei loro fratelli maggiori, ex combattenti della prima guerra mondiale, hanno determinato il sorgere in Sardegna di un movimento del tutto nuovo e inedito: il sardo-fascismo(7).
È esistita una specificità del fascismo sardo, determinata soprattutto dal fatto che a partire dal 1923, nell'apparato assai gracile del partito fascista e delle istituzioni locali, avviene un consistente travaso di elementi sardisti, i quali non possono che permeare gli istituti e le organizzazioni che si trovano a guidare del proprio bagaglio ideologico e culturale. Questa influenza è particolarmente spiccata nella provincia di Cagliari (comprensiva, allora, anche dell'attuale provincia di Oristano), proprio perché in essa si è sviluppato con maggior forza il sardismo e in essa si trovano gli elementi più qualificati dello stesso movimento. A nostro avviso, l'influenza sardo-fascista non è transitoria e limitata ai soli anni Venti, ma dura fino alla caduta del regime ed è alla base della specificità e della originalità della rivista del Guf cagliaritano(8).
Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno dedicare un intero capitolo del saggio introduttivo alla complessa vicenda che porta alla fusione dei due movimenti politici, quello fascista e quello sardista. Un altro aspetto interessante, alla luce dei percorsi umani successivi, riguarda il perché dell'adesione pressoché totale degli universitari al fascismo. Molti spiegano (e giustificano) il fatto parlando di adesione critica, o addirittura di adesione formale a copertura di un antifascismo più o meno inconsapevole. Tale tesi, come è noto, è stata canonizzata fin dagli anni sessanta da Ruggero Zangrandi nel suo "Il lungo viaggio attraverso il fascismo"(9). Secondo Zangrandi, i Gruppi universitari fascisti e in genere l'ambiente della gioventù fascista non sarebbero stati che un occulto centro di "frondismo", una sorta di strisciante forma di antifascismo. Spiegazioni poco convincenti, perché atteggiamento critico, spirito anticonformista, antagonismo, sono fattori naturali della personalità giovanile e si manifestano nei confronti di qualunque regime o sistema politico. In realtà, come sottolinea Luca La Rovere, i giovani, e i giovani universitari in modo particolare, sono il nocciolo duro dell'intransigenza fascista. Se assumono atteggiamenti anticonformisti, lo fanno perché chiedono non meno, ma più fascismo, più fede, più aderenza ideologica, per portare avanti con mano ferma una rivoluzione che si vuole soprattutto sociale, popolare, anti-borghese, anti-conservatrice e anti-capitalistica(10).
Sono soprattutto questi gli elementi che porteranno, a fascismo caduto, molti dei giovani gufini a rilanciarsi nello schieramento progressista sia di matrice marxista che cattolica. Con tali precedenti, i Guf nascono con un carattere decentrato e autonomo, sono un moto spontaneo, e in essi permane il gusto del dibattito, della differenziazione delle posizioni, del dialogo inesauribile. Ciò è ancora più evidente per ciò che riguarda il Guf di Cagliari, indubbiamente favorito nella sua autonomia dal fatto che a partire dal 1934, cioè proprio da quando esce "Sud-Est", ricopre l'incarico di segretario provinciale del Pnf Enrico Endrich, che, oltre a provenire dal Psd'Az, è un uomo colto e di grande apertura mentale. Endrich ha come vice-federale Paolo Loi che per ben dodici anni non solo ricoprirà la carica di segretario del Guf cagliaritano ma seguirà direttamente le vicende redazionali di "Sud-Est". Proprio dall'intersecarsi di queste circostanze viene fuori "Sud-Est", come un unicum nel vastissimo campo della pubblicistica dei Guf. Un unicum che è doveroso studiare non solo per capire il passato, ma anche per indagare, senza atteggiamenti pregiudiziali e aprioristici, lo sviluppo artistico e culturale della Sardegna nella seconda metà del novecento.

(1) A. Pigliaru: "Scritti sul fascismo. Considerazioni sulle riviste del GUF", pag. 51, a cura di M. A. Saba e M. Puliga, Ed. Etiesse, Pisa 1983.
(2) M. A. Saba, "Gioventù Italiana del Littorio. La stampa dei giovani nella guerra fascista", Feltrinelli, Milano 1973.
(3) G. Fois, E. Pilia. "I giornali sardi (1900- 1940). Catalogo", Ed. Della Torre, Cagliari 1976.
(4) L. Pisano: "Stampa e società in Sardegna dalla grande guerra alla istituzione della regione autonoma", Ed. Franco Angeli, Milano 1986.
(5) F. Atzeni e L. Del Piano, "Intellettuali e politici tra Sardismo e Fascismo". Ed. Cuec, Cagliari 1993.
(6) M. D. Picciau, "Tra Sardismo e Fascismo. Arte e identità nelle riviste sarde del Novecento", pag.163, Ed. Zonza, Cagliari 2007.
(7) A tal proposito, si veda di il fondamentale studio "Il sardo-fascismo fra politica, cultura, economia". Convegno di studi, Cagliari 26-27 novembre 1993, a cura di Salvatore Cubeddu, Fondazione Sardinia, Cagliari 1996.
(8) L. M. Plaisant, "La Sardegna nel regime fascista", Ed. Cuec, Cagliari, 2000, in particolare il saggio di Luciano Marrocu, "Le origini del fascismo in Sardegna", pag. 67, che, prendendo posizione sull'argomento, ha affermato: «il sardo fascismo scompare dalla scena nel 1927, anno in cui la stella di Paolo Pili si offusca».
(9) R. Zangrandi, "Il lungo viaggio attraverso il fascismo", Ed. Feltrinelli, Milano 1962 (prima Ed. Einaudi, 1948).
(10) Luca La Rovere, "Storia dei Guf. Organizzazione, politica e miti della gioventù universitaria fascista (1919-1943)", Bollati Boringhieri, Torino 2003.
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