EXCALIBUR 110 - novembre 2019
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Il carcere e l'ostracismo

Maksim Gorkij e Lev Trotsky
In carcere, il prigioniero, così pensava Stalin, non poteva esercitare alcuna influenza sul mondo comunista, per spiegare gli avvenimenti e proporre nuove vie. Già prima dell'arresto, aveva cominciato ad allontanarsi dal modello russo, dal Komintern, dall'autorità di Mosca, dal comunismo, a progettare un diverso sistema politico vicino al costituzionalismo dei diritti dell'Occidente.
Tuttavia, Stalin doveva controbattere la mossa di Mussolini, che lasciò a Gramsci carta e penna e la possibilità di ricevere libri e giornali. Il fascismo, ovviamente, seguiva con interesse l'allontanamento di Gramsci dal comunismo e, a suo modo, lo favoriva. Per Stalin bisognava impedire che le sue analisi fossero conosciute. Bisognava scoprire chi erano i personaggi con i quali era in contatto per stabilire se colpirli. Occorreva formarsi una visione precisa della rete dell'opposizione a Stalin.
Gramsci non doveva rivelare che cosa davvero avveniva in Russia. Né far cenno alle responsabilità di Stalin, alla sua politica dell'ostilità a oltranza verso i socialisti in Europa che favorì il crollo della Repubblica di Weimar. Politica che Gramsci considerava disastrosa.
Soprattutto, il pensiero di Gramsci, la profondità e chiarezza delle sue riflessioni e la documentazione, non dovevano in alcun modo influenzare il "movimento operaio", il partito comunista e pervenire a conoscenza dei nemici dell'Unione Sovietica. Con le proteste di Gorkij e le critiche di Trotsky, l'analisi gramsciana avrebbe confermato le analisi dell'opposizione a Stalin, la trasformazione della Russia in dispotismo assoluto.
Gramsci doveva essere sepolto vivo. E se fosse uscito dal carcere, bisognava assassinarlo immediatamente, come Stalin sempre usava fare con i nemici, senza alcuno scrupolo e con la formidabile efficienza che i servizi segreti russi ancor oggi dimostrano.
La pratica di Gramsci, aperta a Mosca dal Politbureau, passò quindi da Stalin e Togliatti al braccio esecutivo, cioè alla Nkdv. Bisognava trovare un "contatto" personale con Gramsci che potesse varcare le porte del carcere e intrattenersi a colloquio con lui. Scelsero Tatiana Schucht, sua cognata, mentre la moglie fu trattenuta a Mosca, come "garanzia". Anche lei, però, era stata un'attivista del partito.
La tecnica della garanzia Stalin la applicava abitualmente. Tenne prigioniera la moglie del suo ministro Molotov per assicurarsene la fedeltà. Come scrive Dostoevskij a proposito della Russia zarista, era un intreccio di ricatti, in cui, poi, i ricattatori finivano uccisi. Come capitò a Berja, potentissimo capo dei servizi di sicurezza.
Tatiana, che aveva lavorato presso l'ambasciata russa come dattilografa, era bellissima, colta, intelligente. Era, dunque, un agente perfetto. E infatti continuamente interrogava il prigioniero sul suo lavoro e seguiva le sue letture e perfino i rapporti con Piero Sraffa che lei teneva direttamente, in un gioco complesso di controlli reciproci. Di certo, disponeva di fondi forniti dalla Nkdv, perché viaggi e alberghi costavano cari e doveva godere di un fondo speciale.
Il padre di Tatiana ospitò Lenin in Svizzera. Poi Stalin lo spedì in Siberia in esilio. La famiglia Schucht aveva rapporti diretti, personali con Yezov, l'uomo che aveva coordinato il Grande Terrore, come Robert Conquest chiama gli anni di sangue. Yezov era un direttore esecutivo della Nkdv.
Yezov era responsabile di tutti i fondi documentari degli oppositori, di Kamenev, Trotskj, Rikov e altri e fu incaricato dal Comitato centrale del partito, cioè direttamente da Stalin, di condurre uno studio sistematico della reti delle relazioni sociali degli oppositori. È particolarmente importante tener presente che Yezov curava il destino di Gramsci, per il quale fu certamente aperto un fondo presso gli archivi della Nkdv, poi passati a Berja. Non so se Gramsci sapesse dei rapporti degli Schucht con il capo della Nkdv, anche se, come sembra di cogliere nelle lettere, sospettava. Di certo, temeva per la sua vita e diffidava anche dei farmaci che Tatiana gli portava e pretendeva assumesse.
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