Il triumvirato: Renzi, Berlusconi e Grillo
Con l'elezione di Matteo Renzi a segretario del Pd, si è messo in moto, in Italia, un vero e proprio processo rivoluzionario nel senso etimologico della parola: "rivoluzione", dal latino "revolvere", significa ritornare al punto di partenza. Nella fase politica attuale, ciò sta a significare che il potere della decisione sta rapidamente trasferendosi dalle sedi istituzionali, parlamento, governo, presidenza della repubblica, al popolo.
Nella fattispecie rappresentato da tre singolari personaggi, tutti rigorosamente fuori dal parlamento, completamente diversi quanto a personalità, idee e progetti, uniti però dal fatto che usufruiscono di un consenso popolare che non è solo quello "freddo" espresso con la scheda elettorale, nè quello più o meno tiepido dato a un partito o a una ideologia, ma che scaturisce dal cuore, o se preferite dalla pancia della gente.
Ve ne rendete conto esaminando i volti dei fans dei tre personaggi. Vi leggete rabbia, amore e odio, passione genuina, desiderio di lotta, rifiuto della rassegnazione, irrisione per i poteri costituiti.
L'ultimo arrivato, Matteo Renzi, un oscuro ragazzotto di provincia dalla parola e dalla battuta facile, in poco più di un anno ha annientato una nomenclatura di partito inossidabile e rischia seriamente di affondare o quanto meno di ammaccare la leadership del quasi re Napolitano e del suo pupillo Letta.
Abbiamo poi Beppe Grillo, un comico in apparenza un po' matto, comiziante tanto sconclusionato quanto efficace, che pure si è portato appresso un quarto dell'elettorato italiano scombinando tutti i giuochi della politica nazionale, umiliando e ridicolizzando l'ex leader del più potente partito della sinistra, ovvero il povero Bersani.
Infine Silvio Berlusconi, un vegliardo settantasettenne, la cui fine politica, data come al solito per imminente, a seguito della nota condanna penale, è procrastinata a data da stabilirsi, a seguito dell'opinato regalo fattogli da un Pd suicida, ovvero la cacciata dal Senato che ha reintegrato il Cavaliere nel suo ruolo naturale di
pericoloso battitore libero nazional-popolare.
Piaccia o non piaccia, alle anime belle del formalismo istituzionale e politico, ai puri e duri della "fedeltà" alle varie chiese e chiesuole di centro, di destra e di sinistra, questo passa il convento del popolo italiano. I tre certo non si amano, ma hanno sufficiente spregiudicatezza per cercare d'intendersi. Del resto hanno nemici comuni che abitano a Berlino, a Bruxelles e in certi palazzi romani. Da come agiranno questi tre signori dipenderà il futuro della nazione, soprattutto quando si tratterà di affrontare a muso duro lo strapotere del nostro amico e alleato tedesco, vera causa del nostro sfascio politico ed economico.