Sopra: Leonardo Faedda
Sotto: Faedda a colloquio con un ufficiale d'aviazione tedesco
Leonardo Faedda nasce a Bonorva (SS) il 25 novembre del 1908 da una modesta famiglia di agricoltori.
Dati i tempi, per chi, in Sardegna, non aveva la fortuna di avere alle spalle una famiglia benestante, le vie per poter in qualche modo mutare il proprio stato sociale si riducevano sostanzialmente a due: abbracciare lo stato ecclesiastico o intraprendere la carriera delle armi. Faedda optò per le armi. Richiamato nel 1928, per un decennio presta servizio in numerosi reparti, frequentando, nel 1932, anche la scuola militare di Civitavecchia. Ma la prima grande occasione per porre in evidenza le sue grandi doti di combattente e di comandante si presenta nell'aprile del 1938, quando si ritrova a partecipare, volontario, in qualità di sottotenente comandante di un plotone del 2º Rgt. della divisione di fanteria "Littorio", alla guerra di Spagna. Il 23 luglio, sul fronte del Levante, nella località di Bonafer, è protagonista di un fatto d'arme che così viene illustrato in un documento del suo comando: «
Il 23 luglio, durante la battaglia del Levante alla testa del proprio plotone durante l'assalto a munita posizione, rimaneva ferito al braccio sinistro. Non curante della perdita abbondantissima di sangue, preoccupato soltanto a rincuorare i propri uomini non desisteva dal combattimento e manteneva la sua salda azione di comando. A distanza di poche ore riportava altra gravissima ferita all'emitorace sinistro e veniva trasportato privo di sensi al posto di medicamento».
Per questo suo comportamento viene insignito della medaglia d'argento.
Successivamente trasportato in ospedale subisce l'asportazione del polmone. Malgrado ciò rifiuta il rimpatrio in Italia e, ancora convalescente, è assegnato al quartier generale del comando truppe, dove svolge importanti compiti di collegamento con le autorità spagnole, sempre rammaricandosi che, malgrado la sua richiesta scritta, non venisse inviato al fronte. In compenso, nel maggio del '39 ottiene il comando di un reparto autonomo forte di 500 uomini.
Rientrato in Italia, a capo di una compagnia di arditi, combatte sino a tutto il 1941 sul fronte Greco-Albanese. Nell'aprile 1942 frequenta la scuola dei paracadutisti di Tarquinia. Terminato il corso, nel febbraio del 1943, col grado di tenente, fu assegnato al 184º Rgt. della divisione paracadutisti "Nembo", per ritrovarsi poi in Sardegna ai primi di giugno e più precisamente a Serramanna (CA) in vista del paventato sbarco alleato.
Dopo l'8 settembre segue il maggiore Rizzati, comandante del XII Btg., che, rifiutando di accettare l'armistizio, decide di continuare la lotta con i Tedeschi. Tragica conseguenza di questa decisione è l'uccisione del tenente-colonnello Alberto Bechi, avvenuta a un posto di blocco dei paracadutisti, in località Castigadu, nella zona di Macomer, il pomeriggio del 10 settembre.
Faedda, al seguito del suo comandante, combatte in Corsica contro i fanti della divisione "Cremona" e i
maquis francesi. Trasportato il battaglione in continente con aerei tedeschi, Faedda si ritrova a Spoleto dove questi hanno apprestato un grande centro per l'addestramento dei volontari paracadutisti che hanno aderito alla Rsi. Lo sbarco alleato del 19 gennaio 1944, costringe su quel fronte i paracadutisti del neo costituito Btg. "Nembo", sempre sotto il comando di Rizzati. Invano Faedda chiede di essere mandato al fronte: i Tedeschi obbiettano che la sua presenza è indispensabile al centro addestramento.
Nel periodo che va da gennaio a giugno del 1944, data della liberazione di Roma, vengono impiegati sul fronte laziale e alla difesa di Roma 1.440 paracadutisti del Rgt. "Folgore"; di questi viene ferito, fatto prigioniero, o cade in combattimento ben il 70%, compreso il maggiore Rizzati, ucciso il 4 giugno del '44 mentre tentava di neutralizzare un carro armato americano.
Nell'autunno del '44 viene ricostituito il Rgt. "Folgore", articolato su 3 battaglioni: il "Folgore", il "Nembo" e il Btg. "Azzurro". Nello stesso periodo, Faedda, promosso capitano per merito di guerra, confluisce nel reggimento con i 300 parà che aveva addestrato a Spoleto.