Excalibur blu
SPECIALE
La fondazione del M.S.I. in Sardegna
Allegato al
n. 51 di EXCALIBUR
novembre 2008
Sommario
Nascita del M.S.I. a Sassari (2ª parte)
a cura di
EFISIO AGUS e GIUSEPPE SERRA

I casi di Carbonia e Sassari

Sebastiano Pomata durante una manifestazione dell'M.S.I. a Carbonia
«Rientrato a Carbonia, a guerra finita, dopo mille peripezie, confesso che feci tanta fatica a entrare nell'ordine d'idee che la mia vita non poteva restare ancorata ai ricordi e alle vicissitudini della R.S.I., mi sembrava impossibile che il nostro mondo fosse crollato, che le speranze di realizzare una società più giusta e più moderna, alle quali avevamo offerto la nostra giovinezza e tanti la loro vita, fossero cadute in un baratro dal quale non sarebbero più potute risalire».
Fu questo lo stato d'animo che spinse Sebastiano Pomata, Bastiano per i camerati e gli amici, ex ufficiale della R.S.I., a costituire tra il novembre e il dicembre del 1947 il Movimento Sociale Italiano prima a Carbonia in Corso Iglesias nella casa di Dante Perpignano, reduce A.O.I., insieme a Salvatore Deidda, ex maresciallo della Confinaria, Giuseppe Calzetta, barista, e Peppino Salidu, agricoltore, e poi a Carloforte con Tullio Alimonda, Salvatore Napoli e Nicola Pomata.
In quegli anni «stavano maturando in Italia avvenimenti che, tanto i democristiani che i social-comunisti non avevano previsto sufficientemente», scrive Bastiano Pomata nelle "Lettere a Giulia" che è la "cronaca di vita" raccontata alla nipote, senza pretese letterarie, dietro suo suggerimento al fine di «raccontare per insegnare la vita di un uomo che fin da ragazzo aveva preso a coltivare con passione il gusto dell'avventura, dell'amicizia, dell'amore verso il prossimo e e della fedeltà agli ideali». Infatti, «ad opera di molti sostenitori del disciolto partito fascista e soprattutto degli ex militanti e simpatizzanti della R.S.I., cominciarono le prime aggregazioni politiche in contrapposizione ai partiti del C.L.N., dominato sin da allora dai comunisti. Il primo di questi movimenti fu sicuramente "L'uomo Qualunque" capeggiato da Guglielmo Giannini».
Nello stesso periodo «Almirante, Roberti, Misserville e Michelini avevano dato vita all'M.S.I. che alle successive elezioni politiche portò in Parlamento la voce dei reduci con quattro deputati. [...] L'avvenimento venne salutato in tutta Italia da una massa di consensi che spaventò sia i social-comunisti che i democristiani. [...] Anche a Carbonia i cinque camerati sunnominati si diedero da fare, una volta creata la nuova realtà M.S.I. al n. 12 del Corso Iglesias, che divenne presto il punto di riferimento ben preciso per gli ex aderenti dell'Uomo Qualunque e che in poco tempo cominciò a pullulare di giovani, con grande disappunto dei comunisti che diedero via alla battaglia contro i missini con tutti gli strumenti e mezzi più incivili possibili».
Ciononostante nelle elezioni comunali del 1952 il M.S.I. mandò in Consiglio comunale ben cinque rappresentanti, con a capo Bastiano Pomata la cui presenza in Consiglio durò ben trentasei anni, sostanziata da un'attività politica di partito molto intensa in tutto il Sulcis in particolare a Carloforte e Calasetta, «arrivando a fare anche cinque comizi in un giorno» e a costituire sezioni nel territorio.
Nonostante la durezza della battaglia politica di quegli anni si trovava però anche il momento di scherzare. Lo scherzo più noto fu tirato all'animatore della sezione giovanile, certo Domenico Caputo, che custodiva anche la sede dell'M.S.I., allora attivissima, vecchio marinaio in pensione che era rimasto fascista al 100% e aveva un grosso ascendente sui giovani e una specie di adorazione per Bastiano Pomata che chiamava "comandante". Era uno di quelli che ritenevano che sarebbe scoppiata presto una rivoluzione, e che in caso di emergenza quelli dell'M.S.I. dovevano aggregarsi ai Carabinieri per il mantenimento dell'ordine pubblico: capitò così che una mattina Domenico Caputo si precipitò trafelato nell'ufficio di Bastiano Pomata annunciando: «Almirante ha conquistato il potere, comandante dia gli ordini!».
E, vista la resistenza a credere di Bastiano, implorò: «Comandante, dia gli ordini, i nostri giovani sono pronti all'azione, aspettano soltanto lei. Se non mi crede, venga ad ascoltare la radio». Così si diressero, con Bastiano sempre sospettoso, verso la sezione che pullulava di giovani che li accolsero nel più religioso silenzio. Subito dopo, la radio che era in un angolo del locale cominciò a gracchiare «Attenzione, attenzione, qui Radio Roma Libera, diamo a tutti gli Italiani la lieta notizia: Almirante ha conquistato il potere!». Dopo una calcolata pausa di nuovo: «Tutti i Romani sono invitati a stare nelle loro case, nessuno si muova!», e ancora «Attenzione, qui Radio Roma Libera, diamo a tutti gli Italiani la lieta notizia: Almirante ha conquistato il potere senza il minimo spargimento di sangue! Si raccomanda la massima calma: i particolari del colpo di stato saranno trasmessi a breve».
Pomata, che era stato a Roma alcuni giorni prima non aveva avuto il benché minimo cenno da parte dei dirigenti sull'operazione e mentre cercava di capire guardandosi attorno, aveva notato, scrutandolo attentamente, un filo che non aveva mai visto prima che dalla radio andava alla porta dell'ufficio, dove, aprendo di scatto, sorprese due birbanti che erano fra i ragazzi più in gamba della sezione che con un microfono continuavano imperterriti: «Attenzione, attenzione, Almirante ha conquistato il potere!».
Attenzione, attenzione, anche Fini ha conquistato il potere...