EXCALIBUR 49 - giugno 2008
nello Speciale...

Nascita del M.S.I. a Sassari (1ª parte)

Giuseppe Michele Addis (noto Mirko).
Nato a Sassari il 14 marzo 1924, fu impiegato della Provincia e gestore di scuole private.
Fu attivista U.Q. dal 1945 al 1947 e primo segretario giovanile del M.S.I. nel 1947.
Inoltre fu consigliere comunale per due legislature (dimissionario ambedue le volte) e sindaco di Bortigiadas negli anni Settanta.
Divenne segretario provinciale del M.S.I. dal 1956 al 1957. È deceduto a Sassari nel 2005.
La prima pagina del settimanale "Il Quarantotto" diretto da Nino Bianchina, edito a Sassari a partire dal 1947
Quando iniziò a fare politica?
Iniziai a occuparmi attivamente di politica subito dopo il 25 luglio 1943. Veder cadere il mito, il proprio paese, la propria patria, generò in me una reazione. I giovani sono generosi e io mi schierai coi vinti.

Cosa accadde qui a Sassari dopo la caduta del fascismo?
Ci furono alcuni, come Gavino Pinna e altri, ad esempio, che tentarono una eroica resistenza; ma la massa dei fascisti e degli ex fascisti rimase disorientata, senza un punto d'appoggio, finché non venne fuori l'Uomo Qualunque. Prendemmo subito in simpatia quel movimento, in primo luogo perché la nostra fu una reazione a quello che stava accadendo, in secondo luogo, perché a capo dell'Uomo Qualunque c'era Giuseppe Abozzi, una persona di alta levatura morale e intellettuale. Parlare di Abozzi, significava allora parlare della cultura in Sardegna.

La nascita dell'Uomo Qualunque a Sassari era legata a un tentativo di ricostituire il partito fascista?
Ero molto giovane, e non posso interpretare il pensiero degli altri, però la maggior parte di noi giovani, almeno all'inizio, pensava proprio a questo: a una ricostituzione del partito fascista.
Quando ci accorgemmo che così non era, continuammo a restare qualunquisti, ma con scarsa convinzione, ritenendone giuste le polemiche e riconoscendo al movimento di Giannini una buona capacità di presa nei risentimenti contro i partiti del Cln, ma lamentandone, tra di noi, il vuoto ideologico.

Il vostro elettorato era composto in prevalenza da monarchici?
Da monarchici e da fascisti.

Era fascista anche Abozzi?
Abozzi non era fascista, ma valutò il fascismo per come doveva essere valutato, e in quei momenti di antifascismo obbligatorio scelse il fascismo.

Torniamo alla nascita dell'U.Q. a Sassari. In occasione delle vostre prime uscite foste contestati? Di solito fummo contestati solo verbalmente. Non potevamo neanche aprire bocca che ci gridavano fascisti. Però una volta si passò dalle minacce ai fatti. Accadde nel 1945, lo ricordo bene, lo stesso giorno che tenemmo il nostro primo congresso provinciale. La sera stessa una torma di comunisti capeggiata da un muratore, di cui ricordo il soprannome, "Cabiruju", partendo dalla sede della Camera del Lavoro, da dove era partito l'ordine, si diresse verso la nostra sede, in piazza Fiume, sulla sinistra... scendendo, dove adesso c'è un venditore di fiori, e la fece letteralmente saltare in aria.

Quale fu la vostra posizione sull'autonomia?
Fummo contrari, sia da qualunquisti che da missini, a una autonomia separatistica. Per noi le Regioni dovevano essere solo enti amministrativi e non enti territoriali autarchici e autonomi che avrebbero messo in discussione, come sta avvenendo adesso, l'unità della Nazione, che io scrivo ancora con la maiuscola. Nell'immediato dopoguerra esistevano posizioni separatistiche spinte all'estremo: esistevano con Finocchiaro Aprile in Sicilia, che rischiò di diventare un'ennesima stella della bandiera a stelle e strisce americana, e in Sardegna non tanto con Emilio Lussu quanto con Bastià Pirisi. Uno smembramento dell'Italia significava negare, o meglio: cancellare con un colpo di spugna tutta la storia del Risorgimento italiano.

Perché l'U.Q. si dissolse?
Giannini fece male i suoi calcoli. Pensò che il successo dell'Uomo Qualunque fosse dovuto al suo carisma, ma non aveva capito una cosa: che all'interno dell'U.Q. militavano moltissimi fascisti che avevano provato simpatia per lui, per il solo fatto che non li aveva dipinti come diavoli. Questo, Giannini non lo capì e pensò di avere nel partito un'autorità assoluta. Così, quando un giorno, in una delle famose "vespe" parlò di Benito Mussolini come del "merdaiolo di Predappio", molti di noi si sentirono offesi nei sentimenti e si allontanarono dall'Uomo Qualunque, che iniziò a sfaldarsi. Mentre l'Uomo Qualunque moriva, a Sassari cominciammo a guardarci intorno e intanto iniziammo a leggere settimanali quali "Rivolta Ideale", "Rataplan", "Il Picchio Verde", "Il Meridiano d'Italia", tutti giornali che a Sassari avevano un'enorme diffusione. Possiamo dire che la nascita del Msi a Sassari fu dovuta soprattutto all'azione svolta da questi periodici.
Proprio attorno a "Rivolta Ideale" iniziò a raggrumarsi quello che poi sarebbe diventato il Msi, che in un primo momento venne creato da "Rivolta Ideale" come "Fronte dell'Italiano". Quindi, diciamo che la prima formazione politica in senso missino a Sassari ebbe questo nome, Fronte dell'Italiano.
Nel 1946 a Roma nacque ufficialmente l'Msi e allora il gruppo di amici che aveva aderito al Fronte dell'Italiano...

Ricorda i nomi?
Sì. Aderimmo io, Gavino Pinna, Augusto Serra, Giovanni Puggioni, Tonino Maccari, Alberto Bertrand, Salvatore Mastino, Alfredo Lai, Elio Sini, Silvio Mattioli, Vincenzo Casu, Giuseppe Melis, Pino Cardi Giua. Se poi controlla le date di iscrizione nel nostro archivio in viale Umberto vedrà che sono tutte antecedenti il 1948. Comunque, questo gruppo decise di far nascere il Movimento sociale anche a Sassari. Il primo segretario giovanile fui io, mentre la nostra prima sede, come ho già detto, si trovava in un sottoscala di una palazzina in via Cagliari, il cui proprietario era il ragionier Alberto Bertrand, un reduce della Repubblica Sociale.
La nascita dell'Msi, nel settembre - ottobre 1947, qui a Sassari fu accolta con molto entusiasmo. Furono moltissimi quelli che si avvicinarono a noi immediatamente dopo che seppero che anche a Sassari era nato il Movimento sociale.

Tra questi, immagino, ci furono anche molti qualunquisti.
Sì. Molti qualunquisti aderirono all'Msi, altri, invece, presero strade diverse.

Il Movimento sociale si schierò su posizioni di "sinistra" anche a Sassari?
Sì. Eravamo tutti almirantiani.

Ricorda come avveniva la propaganda per l'Msi?
Con i comizi, e tramite la pubblicazione di due giornali, "Risveglio" e "Quarantotto".
"Risveglio" era diretto da Enrico Criscuoli, un ragazzino di 18 anni che aveva combattuto con le Fiamme Bianche, un'organizzazione giovanile della Repubblica Sociale. Non era sardo. In Sardegna era venuto al seguito della sua famiglia, appena finita la guerra. Enrico Criscuoli, però, era soltanto un nome messo sotto la qualifica di direttore responsabile, in realtà che faceva tutto era Pino Cardi Giua, una penna eccezionale.
L'altro giornale "Quarantotto", era diretto da Nino Bianchina, reduce e prigioniero di guerra. Uscì prima di "Risveglio" e per un po' di tempo fu il nostro organo ufficiale. Ci scrivemmo un po' tutti usando sempre pseudonimi: era ancora troppo pericoloso esporsi pubblicamente con la firma.

Sassari, 16 novembre 1992.
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