Excalibur verde
SPECIALE
La rivista "Mediterranea"

Rivista sarda d'arte e identità

Pubblicata dal 1925 al 1935 come organo culturale del regime, "Mediterranea" ha rappresentato la summa della migliore produzione storica, politica, artistica nella Sardegna del Ventennio. La rivista infatti ha avuto la funzione di veicolare una nuova immagine della Sardegna perché per la prima volta viene abbandonata la visione mitizzante e folclorica di un'isola arretrata e tagliata fuori dai circuiti della storia europea in favore di un programma politico-culturale di ampio respiro, teso a valorizzare il patrimonio storico-culturale dell'isola, del quale sono posti in massima evidenza i contatti e le organiche appartenenze alla storia generale.
Ricerca storica, produzione artistica e letteraria, elaborazione politico-culturale convergono a delineare una visione dell'isola al centro del Mediterraneo. Per la prima volta la metafora geografica sembra trasformarsi in realtà geopolitica. La Sardegna al centro del Mediterraneo non è certo una idea nuova, e anzi conta significative paternità. È nuova, invece, la dimensione operativa entro cui si colloca il fenomeno. Frutto e proiezione della politica estera fascista, questa visione ha tuttavia il merito di verticalizzare la riscoperta e la valorizzazione della Sardegna in termini economici e politici.
Si tratta di una strategia che ottiene il risultato di sprigionare le migliori energie e di dirigere lo sforzo di elaborazione dalla visione rassicurante di un improbabile piccolo mondo antico a una visione articolata capace di coniugare felicemente i prodotti migliori del sardismo culturale con una ideologia dello sviluppo che considera il bacino mediterraneo come risorsa e area di scambio e la Sardegna come punto centrale di intersezione di questo traffico.
È fondamentale evidenziare questi aspetti perché la storiografia ufficiale ha deliberatamente evitato, con lodevoli ma isolate eccezioni, di ragionare sul progetto complessivo che sta a monte di questa rivista e ha invece concentrato gli sforzi per ottenere due risultati:
a) da una parte si è cercato semplicemente di cancellare dalla memoria storica un prodotto culturale tipicamente fascista, espressione di un clima storico-politico da rigettare in toto, e, in quanto tale, secondo una visione provvidenzialistica della storia nella quale ha sempre torto chi perde, chi vince ha il diritto di cancellare l'avversario;
b) dall'altra parte, invece, si è assistito allo sforzo di distruzione della rivista sotto il profilo strettamente ideologico, al punto che l'analisi storica è stata semplicemente piegata e asservita alla superiore forza moralizzatrice della critica ideologica, assai pregiudiziale e ricalcata sul cliché prevalente, che misura la valenza culturale e storico-politica in base al metro della corrispondenza a un modello ideologico superiore.