Il 2 giugno visto da un ex "sassarino"
Qualche appunto sulla conduzione della diretta televisiva della festa del 2 giugno, fra "dimenticanze" e macroscopici strafalcioni
di Nicolò Manca
La diretta televisiva sulla sfilata del 2 giugno si è appena conclusa e sto cercando di metabolizzare le emozioni che certamente abbiamo provato in molti, con o senza le stellette. Tuttavia come soldato non ho potuto fare a meno di avvertire più di un moto di fastidio per l'inadeguatezza dello "speakeraggio".
Il buonismo con cui si è voluto ammantare tutto, incluse le guerre (poco è mancato che si sia fatta passare anche la campagna contro la Grecia come manifestazione dell'italico "volemose bene"), si è sovrapposto a un pressappochismo sfociato qua e là nel folcloristico. Così nella banda della brigata "Sassari" sono stati fantasiosamente inseriti soldati non Sardi che canterebbero l'inno della brigata in un ibrido linguistico italo-sardo. Questa invenzione può far sorridere i profani, ma infastidisce i "Sassarini" e chi quell'inno ha voluto e quella brigata ha avuto il privilegio di comandare.
Qualche altro motivo di disappunto? Sono stati ricordati tutti i soldati, Italiani e stranieri (inclusi quelli che sono stati nostri nemici), ma non sono mai stati nominati i Caduti della Repubblica Sociale Italiana, della Divisione Alpina Monterosa, della Decima Mas, del Battaglione Bersaglieri "Mussolini". Eppure si trattava di soldati che a tutto anteposero la Patria e un intransigente senso dell'onore; ragazzi anche minorenni ai quali sia allora che oggi è stato fatto pagare il dazio per aver scelto la "parte sbagliata", quella perdente... e quei ragazzi ne erano ben consapevoli. Spente le ultime note suonate dalla fanfara dei carabinieri a cavallo, ho pensato con tristezza alla seconda strofa del nostro inno nazionale (quella che non si canta mai e che i più conoscono ancor meno della prima): «Noi fummo da secoli calpesti e derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi...», oggi divisi in buoni e in cattivi, anche per i soldati... anche per i Caduti. Questa festa più che "della Repubblica" mi sembra "delle Forze Armate"... ma solo di una parte di esse!
Mi sarei aspettato anche che qualcuno avesse ricordato l'unica medaglia d'oro al valore dell'Esercito concessa quest'anno a un militare italiano: il tenente dei bersaglieri Roberto Como, del 2º Reggimento "Governolo", altra unità che ho avuto l'onore di comandare. Roberto Como lo scorso ottobre ha perso l'occhio sinistro, la mano destra e parte della sinistra per salvare un bersagliere che si era lasciato sfuggire maldestramente una bomba a mano. Il 4 maggio scorso a Torino, in Piazza San Carlo, il Capo dello Stato ha decorato Roberto Como, ma anche allora la cosa è passata sotto silenzio. Comprensibile: il fatto non poteva far notizia... in fondo non si trattava di un più interessante infortunio al menisco di un calciatore di grido!
Auguro alla sfilata del prossimo 2 giugno nuovi speakers (perché non militari?) e un nuovo "speakeraggio"... così, giusto per non sentire di nuovo che i bersaglieri hanno solo 130 anni di vita, anziché una cinquantina in più, e altre imprecisioni che non si addicono all'anima militare!