Excalibur blu
SPECIALE
Sardi a Salò: Battaglione "Giovanni Maria Angioy"

Le fonti storiografiche

Sopra: il gonfalone del battaglione
Sotto: il fregio delle divise dei soldati del Battaglione "Volontari di Sardegna", teschio, fascio e due "pattadesi"
La Repubblica Sociale ebbe un'unità organica composta interamente da Sardi: il Battaglione "Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy".
Di questo reparto sappiamo pochissimo. Il primo storico che ne accenna è Stefano Perticone in "Storia della R.S.I.", del 1947: «Il Sottosegretario alla Presidenza Barracu ha aperto nel collegio militare di Roma un ufficio di assistenza Sardi. Chiunque si presenta in età militare viene arruolato su due piedi nel Battaglione "Angioy"». Detta notizia è riportata anche da Giorgio Bocca ne "La Repubblica di Mussolini" del 1977.
Teodoro Francesconi, nel volume "Gorizia 1940-1947" del 1990, dà alcune notizie sul reparto sardo allorché questo si trovava a Trieste nel febbraio del 1944. Il duo italo-tedesco Cospito e Neulen nell'opera del 1992 "Salò-Berlino, l'alleanza difficile", basato su documenti tedeschi, nell'elencare i reparti italiani di stanza nella prima metà del 1944 nel litorale adriatico comprendente le province del Friuli Venezia Giulia e dell'Istria, direttamente amministrato dai Tedeschi, cita un Battaglione "Volontari di Sardegna" di stanza a Pola.
Alquanto strano è invece il quasi silenzio di Giorgio Pisanò, il più documentato sulle vicende delle forze armate della R.S.I. e segnatamente di quei reparti che combatterono nel confine orientale contro gli Slavi. Ne parla appena nell'opera "Gli ultimi in grigioverde" del 1968 e con notizie per lo più errate: fa risalire la costituzione del reparto sardo all'ottobre del 1943, nella città di Cremona, il trasferimento dello stesso a Pola, nell'Istria, il 20 dicembre dello stesso anno. Consistenza: circa 500 uomini; comandante: Colonnello Bartolomeo Fronteddu.
Stessi accenni fa Gino Rocco nell'opera "Con onore per l'onore - l'organizzazione militare della R.S.I." del 1998. Per quanto riguarda la storiografia sarda, un vaghissimo cenno ne fa Girolamo Sotgiu in "Storia della Sardegna durante il fascismo" del 1995.
Raccontano qualcosa di più il giornalista Dino Sanna in un articolo "Le spie venute dal cielo" pubblicato su "Almanacco di Cagliari" del 1992, nonché Michelangelo Sanna, ex guastatore in Africa Settentrionale ed ex prigioniero non collaboratore nel "fascist criminal camp" di Hareford, nel Texas, in un volumetto del 1993 "Luciano Usai, missionario cappellano dei guastatori".
Il racconto di Michele Sanna, che è incentrato tutto sulla figura di Padre Usai, è fortemente limitato per ciò che riguarda la descrizione del Battaglione "Angioy", riportando Sanna quanto gli era stato raccontato in proposito dal cappellano militare. Per inciso, Sanna in alcuni contatti telefonici ha fornito ulteriori notizie atte a chiarire e a definire alcuni avvenimenti che portarono alla costituzione del battaglione sardo.
Chiude infine la documentazione che siamo riusciti a visionare, il numero 4 della rivista tedesca "Signal" del 1944, che dedica ai volontari sardi la copertina, numerose fotografie, nonché un articolo brillante, ma poco utile agli effetti della ricostruzione storica del reparto.