Cartoline postali di propaganda in favore dell'arruolamento volontario nei reparti della Decima Flottiglia Mas
Ultimo, ma non meno sanguinario, fu il fronte antipartigiano.
La Decima Mas cercò in ogni modo di evitare la guerra civile (il sacrificio di Umberto Bardelli ne è la prova) e anche quando l'affrontò, ciò fu fatto in maniera particolarissima.
Era d'altronde comprensibile che una unità come la Decima, dichiaratamente apolitica (ciò non toglie che nelle sue file molti fossero di idee fasciste, com'era inevitabile dopo vent'anni di regime), vedesse di cattivo occhio la lotta fratricida.
Ma ne fu coinvolta aspramente: al terrorismo dei gappisti nessuno sfuggiva, bastava una divisa.
La risposta della Decima fu ferma, decisa, efficace. Ma in seno alla lotta antiguerriglia si predilessero sempre gli obiettivi comunisti, tenendo in una posizione protetta, di privilegio le formazioni di partigiani bianchi che combattevano anche loro - pur con diverse idee politiche - per l'Italia libera, contro il Bolscevismo. Fu questo uno dei motivi di attrito tra Decima Mas e gerarchie del Partito Fascista.
L'epilogo è noto. Sul finire dell'aprile 1945 ogni battaglione seguì una sua strada, chi lottò sino all'estremo sacrificio, chi tornò alle proprie case, chi si arrese ai partigiani (e fu la scelta peggiore, si pensi al martirio del T.V. sardo Giovanni Biggio) e chi, come il grosso dei reparti, si arrese agli Anglo-Americani, ricevendo da essi l'onore delle armi.
Meriterebbe raccontare le vicende che videro protagonisti questi ex marò, soli contro tutti, nelle "radiose giornate" (
sic!) che seguirono e negli anni della galera, delle persecuzioni e delle epurazioni. Ma questa è un'altra storia...