Sopra: Mariano IV d'Arborea
Sotto: il casato di Ugone II
L'età dei giudicati ha segnato per la Sardegna un periodo di relativa indipendenza politica. Ciò ancorché vi sia stata una forte dipendenza dalla cultura d'oltremare nel campo delle arti figurative e dell'architettura. Al vertice dell'organizzazione vi era il re (chiamato "judex", da "ius dicere", vale a dire colui che si pronuncia sul diritto) il quale traeva la sua forza non solo dal diritto ereditario ma anche dal riconoscimento dell'"imperium" da parte della Corona de logu.
Va detto che il fondamento giuridico-istituzionale del titolo di judex (o "judike") deve essere ricercato in una graduale evoluzione, in senso autonomistico, della corrispondente carica bizantina. Tra la fine dell'VIII e il IX secolo, il processo di indipendenza da Bisanzio si concluse e i governanti locali, col titolo di "judices" (già utilizzato in epoca bizantina) assunsero metodi di governo e strumenti di statualità che, sotto il profilo istituzionale, presero compiuta forma nei quattro regni giudicali: non più distretti amministrativi di un'altra entità statuale (l'Impero bizantino) ma veri e propri stati sovrani, dotati di propria personalità e autonoma organizzazione.
Eleonora guidò le sorti del Giudicato di Arborea dal 1383. Dopo che il fratello Ugone III era stato assassinato, mentre si trovava con la famiglia a Genova, i nobili della Corona de logu le affidarono il governo in nome e per conto del figlio primogenito Federico. Tale situazione si protrarrà per sette anni. Eleonora si dovette trovare in una situazione assai delicata. Infatti da un lato, come regnante, era antagonista alla Corona d'Aragona; ma, dall'altro, come moglie di Brancaleone Doria, ne era vassalla. Lei scelse di essere la sovrana di uno stato indipendente. Brancaleone quindi, allorché si recò in Spagna, venne imprigionato dagli Aragonesi perché consorte della giudicessa "nemica".
A questo punto va chiarito che gli Arborea solo in parte avevano radici autoctone. Infatti Eleonora apparteneva alla casata dei Bas-Serra. Era figlia di Mariano IV e di Timbora di Roccabertì, discendente da una nobile famiglia catalana. Anche la famiglia di Mariano IV aveva origini iberiche. Un suo antenato, Ugo Poncio de Cervera, visconte di Bas (località sita nel territorio di Olot in Catalogna), era giunto a Oristano al seguito di sua sorella Agalbursa che - nel 1157 - si era unita in matrimonio con l'allora Giudice d'Arborea Barisone I de Lacon-Serra (il quale non aveva esitato a ripudiare la moglie Pellegrina de Lacon). Agalbursa era imparentata col potente feudatario Raimondo Berengario IV dei conti di Barcellona, dinastia regnante in Catalogna. Barisone, grazie all'aiuto finanziario dei Genovesi, nel 1164 ottenne da Federico I (il Barbarossa), a Pavia, il titolo di re di Sardegna. Peraltro, non potendo restituire alla scadenza stabilita le somme avute in prestito, venne preso in ostaggio dai Genovesi in attesa del pagamento del debito.
Quindi Agalbursa, affiancata dal fratello Ugo Poncio, prese le veci del marito e assunse la guida del Giudicato d'Arborea. Per tale ragione, dopo la scomparsa di Barisone, la giudicessa poté sostenere il diritto alla successione al trono da parte di Ugone, figlio di Ugo Poncio e di Sinispella (figlia di primo letto di Barisone). A tale rivendicazione dinastica peraltro si oppose con forza Pietro, primogenito di Barisone e di Pellegrina de Lacon. Dopo alcuni anni di forti tensioni Pietro I e Ugone I di Bas-Serra si accordarono per regnare insieme.
Successivamente fu la dinastia dei Bas-Serra ad assumere le funzioni regnanti nell'Arborea. I giudici di Arborea erano ben inseriti nel sistema di relazioni con le casate regnanti del tempo. Infatti instaurarono rapporti politici e si imparentarono con le potenti famiglie pisane (il giudice Chiano aveva impalmato Giacomina, figlia di Ugolino della Gherardesca, conte di Donoratico). Strinsero rapporti diplomatici anche con Giacomo II d'Aragona. Fu Ugone II a recidere definitivamente i legami con Pisa e a favorire le truppe catalano-aragonesi che, nel 1323-24, conquistarono la Sardegna - o meglio parte di essa - per realizzare con le armi quel "Regno di Sardegna e Corsica" che Giacomo II d'Aragona, il 4 aprile 1297, aveva ricevuto come feudo da papa Bonifacio VIII per porre fine alla sanguinosa Guerra del Vespro che, da lungo tempo, opponeva Aragonesi e Angioini.
Giacomo II riconobbe a Ugone II, in perpetuo, i diritti sul Giudicato di Arborea con la promessa della concessione di nuovi territori, ottenendo in cambio aiuti militari, giuramento di fedeltà e tremila fiorini d'oro come censo annuale. Ugone II aveva stipulato il patto con Giacomo II a titolo personale, dunque non in nome dello stato arborense (rappresentato dalla Corona de logu), ma della sua famiglia. La Corona de logu tuttavia non intervenne in alcun modo. In esito a tali accordi il Giudicato di Arborea rimase comunque stato sovrano, regno perfetto e superindividuale, con proprio territorio, demanio, parlamento, leggi, cancelleria, ecc..
Con Mariano IV, salito al trono nel 1347, peraltro si conclude la politica filocatalana fino ad allora privilegiata. Nel 1353 gli eserciti di Mariano si scontrano con quelli catalano-aragonesi: inizia quella guerra che, con alterne vicende e brevi periodi di pace, si concluderà solo nel 1409 con la definitiva sconfitta arborense. Alla morte di Mariano IV, gli succede il figlio Ugone III che proseguì la lotta contro i Catalano-Aragonesi con maggior forza. Inviso al popolo, verrà assassinato nel 1383 durante un tumulto. Gli Arborensi proclamarono la Repubblica (una forma di governo di tipo comunale). La Corona del logu chiamò quindi la sorella di Ugone III, Eleonora, a governare in nome del figlio minore Federico. Eleonora sconfisse gli insorti e soppresse sul nascere la Repubblica. Quindi, ristabilita la pace sul versante interno, proseguì la guerra contro gli Aragonesi guidati dal Re Giovanni II detto il Cacciatore.
Il 24 gennaio del 1388, a Cagliari, Eleonora dovette firmare gli accordi di pace con i Catalano-Aragonesi e poté quindi dedicarsi alla correzione e all'aggiornamento finale della Carta de logu, che verrà promulgata intorno al 1392-'95 durante il suo giudicato.