Il 15 dicembre 2015, con una sobria cerimonia di carattere militare è stato ammainato il Tricolore nella base aerea di Elmas formalizzando la dismissione di un'opera che ha rivestito un ruolo di particolare rilevanza nella storia dell'Aeronautica italiana e della nostra isola.
L'evento si è svolto alla presenza del Capo di S.M. dell'Aeronautica, Generale Gabriele Salvestroni, con la partecipazione delle massime autorità militari e civili della Sardegna, delle associazioni d'arma e della banda della Brigata Sassari. Per l'occasione, faceva da sfondo alla cerimonia l'imponente aviorimessa Savigliano, al cui interno era stato sistemato un velivolo Breguet Atlantique in ricordo del 30º Stormo antisommergibili che fu di stanza a Elmas fino al termine della "guerra fredda".
Si è pertanto conclusa una vicenda cominciata nel 1925 con l'acquisizione da parte del demanio aeronautico della III Z.A.T. di un'ampia area adiacente alla laguna di Santa Gilla, dove nel corso degli anni Trenta fu impiantato un idroscalo bene attrezzato al fine di valorizzare la posizione strategica della Sardegna nel Mediterraneo occidentale e controbilanciare la forte presenza militare sia della Gran Bretagna, che disponeva delle basi navali di Gibilterra e Malta, che della Francia che poteva avvalersi di Tolone, Ajaccio, Biserta, Algeri e Orano.
Quella di Elmas non soltanto diventò la principale base aerea italiana della Sardegna, ma anche la più imponente del Mediterraneo, e in ragione della sua particolare ubicazione rivestì un ruolo di primo piano negli avvenimenti bellici che interessarono questo scacchiere durante l'ultimo conflitto mondiale.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 la base fu occupata dagli Angloamericani fino al termine del conflitto, rientrando nella disponibilità dello Stato Italiano con il Trattato di Pace, ma soltanto con l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico essa riacquistò l'antica importanza sul piano militare, che poi mantenne durante il periodo della lunga contrapposizione tra le forze dell'Alleanza Atlantica e quelle del Patto di Varsavia.
In seguito allo scioglimento del 30º Stormo antisom, avvenuto nel 2002, la cittadella aeronautica di Elmas conobbe un drastico ridimensionamento, limitandosi da allora a rivestire la funzione di distaccamento logistico, e con l'esaurimento anche di questa fase gli impianti entreranno nella disponibilità della Sogaer che gestisce l'aeroporto di Cagliari. È tuttavia difficile dire quale sarà il destino di questo pregevole complesso architettonico ormai inutilizzato.
Nonostante l'importanza dell'avvenimento, la stampa sarda si è ben guardata dal mettere in luce i peculiari aspetti di questa struttura militare, per cui è opportuno ripercorrerne le vicende.
L'antefatto dell'idroscalo di Elmas risiede nella scelta fatta dalla Regia Marina nel tardo 1917, quando si rese necessario insediare nella parte occidentale del porto di Cagliari una stazione per idrovolanti dotata di velivoli Fba, aventi il compito di contrastare la minaccia rappresentata dai sommergibili tedeschi che insidiavano le acque del Tirreno. Nel dopoguerra questa sistemazione fu abbandonata in quanto si preferì ubicare lo scalo in una zona situata sulla riva settentrionale della laguna di Santa Gilla.
L'atto di nascita dell'idroscalo fu la dichiarazione di pubblica utilità del 22.01.1925 relativa all'acquisizione da parte del demanio aeronautico dell'area posta fra Cala Imbarcadroxiu e Punta Coteraxi, dove nel 1928 sorse il primo nucleo del nuovo complesso costituito dalla Caserma Avieri e da un'aviorimessa Gleiwitz di preda bellica che gravitavano su un piazzale di manovra corredato di scivolo e di gru per la movimentazione dei velivoli.
Trattandosi di una zona paludosa, si affidò alla Ditta Luigi Contivecchi il compito di risanarla, provvedendo poi al consolidamento del sedime aeroportuale e passando in seguito alle opere di urbanizzazione.
Per la considerevole estensione dell'area e per il rilevante numero di edifici costruiti, l'insediamento aeronautico di Elmas si presentava come un'opera complessa che dovendo rivestire la duplice funzione di idroscalo e di aeroporto era stata dotata di tutte le infrastrutture necessarie per il suo autonomo funzionamento. Vi sorsero infatti comandi, alloggiamenti, aviorimesse e servizi (centrale elettrica, officina, depositi di carburante, laboratorio fotografico) e non furono trascurate le strutture per il benessere del personale, cioè mense, spaccio, spazi ricreativi, cinema, infermeria e campo sportivo: ed erano contemplate anche le cinque palazzine del cosiddetto "Villaggio Azzurro" destinate ai comandanti di reparto.
Il progetto della base, il cui allestimento si protrasse per tutti gli anni Trenta, era stato elaborato dai tecnici del Ministero mentre la sua esecuzione si deve all'ingegnere ferrarese Giorgio Gandini che si ispirò allo stile razionalista allora in auge. Fra le opere di maggior pregio si segnalano: l'ingresso, caratterizzato da una pensilina a forma di ala; il Circolo Ufficiali articolato su due livelli, dotato di ambienti confortevoli e provvisto di uno scenografico scalone per accedere al piano superiore; ma si fa apprezzare anche l'Alloggio Sottufficiali contraddistinto da un'originale impianto a linea avvolgente.
Decisamente interessanti, per il criterio costruttivo adottato, si rivelano le due aviorimesse a campata unica approntate dalle Officine Savigliano, aventi le ragguardevoli dimensioni di 136 x 60 x 12 metri e realizzate con strutture portanti leggere in acciaio a profili accoppiati e fornite sui lati lunghi di ante scorrevoli per facilitare l'accesso sia dalla parte a mare che dal lato di terra. Sono infine degne di menzione le snelle gru da 20 tonnellate adibite per l'alaggio degli idrovolanti.
La cittadella aeronautica di Elmas fu inaugurata il 3 maggio 1937 dal Sottosegretario all'Aeronautica Gen. Giuseppe Valle e intitolata alla memoria del Sottotenente pilota Mario Mameli, di origine cagliaritana, abbattuto col suo trimotore Caproni Ca 101 durante la Campagna d'Etiopia. Nel 1938, con la realizzazione di una pista in cemento di 1.000 x 60 metri, la base fu resa idonea anche all'impiego di aerei terrestri. Nell'agosto 1939 diventò operativa una attrezzata officina della Caproni-Vizzola per la riparazione e manutenzione dei velivoli, che per la popolazione di Elmas ebbe una immediata ricaduta sul piano occupazionale.
La base di Elmas, nata in funzione dell'idrovolante, per il quale le acque calme della laguna erano garanzia di decolli e ammaraggi tranquilli, deve la sua fama ad alcuni eventi di carattere aviatorio di grande risonanza: fu da Elmas che decollò il Savoia Marchetti S.55 - dal nome bene augurante di "Santa Maria" - col quale Francesco De Pinedo e il copilota Carlo Del Prete effettuarono la celebre "Crociera delle Due Americhe", che partita dalla Sardegna il 13 febbraio 1927 si concluse cinque mesi più tardi al Lido di Ostia dopo aver percorso 46.700 km, toccando l'Africa, le isole del Capo Verde, il Brasile, l'Amazzonia, i Caraibi, l'America del Nord, il Canada, Le Azzorre, il Portogallo e la Spagna.
Vi è poi da rammentare che il 26 maggio 1928 partì da Elmas la "Crociera aerea del Mediterraneo Occidentale", che coinvolgendo 5 stormi e 61 idrovolanti rappresentò per l'aeronautica italiana l primo volo in massa fino ad allora effettuato.
L'idroscalo di Elmas fu determinante anche per lo sviluppo delle comunicazioni, in quanto il 21 aprile 1928 la Società Aerea Mediterranea attivò la linea Ostia-Cagliari (via Terranova) che contribuì ad avvicinare la Sardegna alla Madrepatria. Il mezzo impiegato era l'idrovolante a doppio scafo Savoia Marchetti S.55 P, che era in grado di trasportare otto passeggeri, quattro uomini di equipaggio e tre tonnellate di merci. Il costo del viaggio era di 310 lire, di per sé piuttosto rilevante ma che dava il vantaggio di poter raggiungere la Penisola in appena 2 ore e 10 minuti.
Ciò favorì la rapida affermazione di questo mezzo di trasporto e con l'entrata in servizio del più capiente trimotore S.66, che era in grado di trasportare 14 passeggeri, si passò dai voli trisettimanali a quelli quotidiani. A questo primo collegamento si aggiunse la linea Cagliari-Genova che serviva anche il Nord Sardegna appoggiandosi all'idroscalo di Porto Conte e raggiungeva la città ligure in 4 ore e 20, e la Cagliari-Tunisi che copriva questa tratta in appena 90 minuti.
Una ulteriore conferma dell'importanza attribuita al servizio aereo è data dalla costruzione dell'aerostazione civile anch'essa inaugurata dal Gen. Valle nel 1937 alla presenza delle massime autorità politiche, militari e religiose della provincia.
E veniamo all'attività bellica, aspetto del tutto trascurato dalla stampa locale, ma che fu rilevante e in quanto tale può dare la misura dell'importanza della base sarda.
Al momento dell'entrata in guerra dell'Italia, Elmas era sede del 31º Stormo da bombardamento marittimo, operante su trimotori Cant Z 506 B, e dell'85º Gruppo da ricognizione dotato di monomotori Cant Z 501, ritenuti rispondenti al genere di guerra che l'Italia si accingeva a combattere nel Mediterraneo, dove la sorveglianza dell'area compresa fra la Tunisia e le Baleari era il compito prioritario.
Per tutto il 1940 l'attività di Elmas fu difatti incentrata sulla ricognizione marittima, poiché le missioni offensive erano appannaggio dei due stormi da bombardamento terrestre stanziati a Decimomannu e Villacidro. Nel 1941, visti i deludenti risultati del bombardamento in quota - che inizialmente aveva preoccupato molto l'ammiragliato britannico - si passò all'impiego dell'aerosilurante, ricorrendo all'eccellente trimotore S.79, che fece registrare i primi successi contro la Royal Navy, purtroppo non senza perdite in quanto gli attacchi ai convogli britannici venivano fatti a bassa quota e distanza ravvicinata.
Agli abbattimenti in mare, per azione della contraerea o dei caccia imbarcati, andavano aggiunti gli aerei colpiti nelle incursioni sulla base di Elmas.
A partire dal 2 agosto 1940 di attacchi se ne verificarono una ventina in concomitanza con il passaggio dei convogli nemici al largo della Sardegna e ciò è la riprova che per l'ammiragliato britannico era fondamentale neutralizzare Elmas al fine di sventare gli attacchi aerei italiani. Nel 1940 queste operazioni costarono agli Inglesi la perdita di diversi Swordfish e nell'estate del 1941 di tre bimotori Bristol Beaufighter, l'ultimo dei quali abbattuto il 29 settembre dalla batteria di Giorgino mentre la Forza H era impegnata nella scorta del convoglio Halberd. Per quanto impropria può rilevarsi una sostanziale analogia fra la base sarda e la piazzaforte inglese, poiché se Malta fu la spina nel fianco per il traffico mercantile italiano con la Libia, Elmas lo fu, sia pure in misura minore, per la Royal Navy che per rifornire Malta doveva attraversare il Mare di Sardegna.
Il compito principale dei reparti di stanza a Elmas era localizzare i convogli britannici in modo che fossero attaccati dalle formazioni aeree partite dalle basi del Campidano meridionale. Ed è questa la ragione per cui in concomitanza con le operazioni di rifornimento gli Inglesi attaccavano sistematicamente Elmas.
Ma la fase cruciale dello scontro per contendere alla Gran Bretagna il controllo del Mediterraneo Occidentale si ebbe nel 1942 con le battaglie aeronavali di Mezzogiugno e Mezzoagosto, ambedue vinte, la prima dalla Regia Aeronautica, la seconda con la partecipazione di rilevanti forze aeree tedesche giunte dalla Sicilia e dalla Penisola. Fu un successo che non servì a mutare nel Mediterraneo la sorte del conflitto, la cui svolta sarebbe stata determinata dalla "Operazione Torch".
Lo sbarco angloamericano nel Nordafrica francese ebbe tuttavia come diretta conseguenza che Elmas, per la sua vicinanza alla zona di operazioni, venne ad assumere una importanza ancora maggiore, tanto che dal novembre 1942 fino al termine della battaglia di Tunisia venne ampiamente utilizzata dai reparti offensivi italo-tedeschi per attaccare i convogli alleati che rifornivano le basi logistiche algerine e tunisine. Fu l'ultima impennata della guerra nel Mediterraneo dalla quale il 7 febbraio 1943 scaturì la pesante offensiva aerea statunitense contro la Sardegna, che causò la devastazione della base aerea e della capitale dell'Isola.
Questo modesto articolo vuole essere un doveroso omaggio per gli equipaggi della Regia Aeronautica operanti dalla Sardegna che nella guerra 1940-1943 sacrificarono la vita in nome del superiore interesse della Patria.