EXCALIBUR 78 - aprile 2014
in questo numero

Il cinema in Sardegna: muoversi, promuoversi o stare immobili?

Uno strumento indispensabile per raccontare la realtà

di Enrica Anedda
Cinema, dal greco "kinesis" indica movimento...
La parola "cinema" viene dal greco "kinesis", movimento. La nascita della settima arte nel 1895 segnò, infatti, l'inizio della rappresentazione dinamica della realtà attraverso una serie di immagini che scorrono sullo schermo e formano una storia del tutto simile alla vita reale. Fu una vera e propria rivoluzione alla quale ci si abituò lentamente. Tanto che a Parigi il 6 gennaio 1896, alla prima proiezione pubblica del cortometraggio dei fratelli Lumière "L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat" (L'arrivo di un treno nella stazione di La Ciotat), gli spettatori terrorizzati si alzarono dalle poltrone temendo che il treno li travolgesse. A distanza di quasi 120 anni non solo ci siamo abituati, ma siamo addirittura assuefatti alla riproduzione audiovisiva della realtà che imperversa, avvolge e contraddistingue ogni momento della nostra vita. Non ci stupiamo più nemmeno di fronte ai diabolici montaggi di un regista come Iñárritu, capace di raccontare una storia passando da una dimensione temporale all'altra per proporre una nuova cognizione del tempo. Tutt'ora gli appassionati di cinema sono chiamati cinefili cioè "amici del movimento" e la parola è ancora perfettamente calzante, ma per altri motivi per i quali tutti dovremmo diventare "amici" di questo particolare movimento.
Con la parola cinema, non si intende più l'opera realizzata, comunemente chiamata film; non si indica solo il teatro dove i film vengono proiettati, ma anche un prodotto e una industria capace di dare sviluppo (movimento) all'economia sotto molteplici profili non solo strettamente culturali, ma anche occupazionali e promozionali. Le declinazioni sono interessanti: cineporti, cineturismo, ma la espressione strategica è inglese, film commission, che si ricollega a un'altra: "location". Le film Commission esistono da tempo in tutto il mondo. Anche in Sardegna dal 2011, seppure con il consueto ritardo, è stata istituita la Fondazione Sardegna Film Commission che svolge (dovrebbe svolgere) attività nel campo cinematografico offrendo servizi e agevolazioni alle produzioni che vogliono girare nell'isola, per promuovere l'isola e il cinema.
La Film Commission era prevista già dalla legge regionale n. 15 del 2006 approvata durante la Giunta di Renato Soru, il quale, sensibile alle arti e alla cultura, si attivò per dare una normativa a questo importante settore. La sinistra, tuttavia, ignorò le osservazioni della opposizione e partorì una legge anacronistica e complicata che affidava la sua applicazione alla burocrazia dell'Assessorato. Si è rivelata fallimentare tanto che sino a oggi è stata poco e male attuata.
Finalmente sotto la giunta Cappellacci è stato nominato il primo Presidente della Fondazione, Antonello Grimaldi, un noto regista sassarese che lavora a Roma, molto vicino alla sinistra. Sembrava, comunque, l'inizio di un cammino fecondo; invece, per ragioni intuibili, la Fondazione è stata ostacolata in tutte le maniere e oggi Pigliaru e il nuovo consiglio regionale si trovano di fronte a scelte importanti. Prima fra tutte quella relativa alla competenza e ai compiti della Fondazione che in teoria, come aveva suggerito la opposizione al tempo di Soru, dovrebbe essere centro di coordinamento di tutto il comparto e agire in autonomia e indipendenza.
Il cinema, infatti, è un settore con tempi e ritmi propri che richiede competenze particolari. Per la Sardegna potrebbe essere uno strumento chiave per lo sviluppo. Ogni film girato nell'isola porta un indotto notevole per tutto il territorio coinvolto: maestranze, ristoranti, alberghi, artigiani, manovalanza di ogni tipo. Quando Madonna nel 2007 girò in Ogliastra il remake di "Travolti da un insolito destino", in pochi mesi lasciò diversi milioni di euro.
Il cinema è un'industria ecosostenibile. Il cinema è promozione (dal latino muovere innanzi). I flussi turistici della Basilicata ebbero una impennata dopo l'uscita del film di Mel Gibson "La passione di Cristo", girato nei dintorni di Matera. Il cinema o l'audiovisivo, inoltre, come ci hanno insegnato molti registi italiani, può essere uno strumento di grande influenza culturale e politica.
Mussolini lo definì "L'arma più forte" e con una grande intuizione vi investì ingenti risorse ponendo le basi di quello che nel dopoguerra sarebbe diventato il grande cinema italiano. Durante la recente campagna elettorale Berlusconi ha sottolineato la bellezza delle nostre "location" e ha suggerito ai Sardi di promuovere l'isola con film e documentari, soprattutto nei paesi dell'Est.
Cappellacci ha perso il treno: si è disinteressato del cinema e non ha voluto affrontare i problemi generati dalla legge regionale. La sua giunta ha inspiegabilmente nominato un presidente della Film Commission di parte politica avversa e dei componenti del consiglio di amministrazione inadeguati, per poi attuare una politica oscillante fra il disinteresse e l'ostruzionismo.
Ne ha risentito tutto il settore che oramai conta moltissimi giovani e anche autori di talento e operatori capaci; ne ha risentito la Sardegna, che su turismo, cultura ed eco-sostenibilità è obbligata a puntare per il futuro. La giunta di Ugo Cappellacci e il precedente consiglio regionale hanno rivolto scarsa attenzione alla cultura e ancora una volta la destra ha lasciato il cinema nelle mani della sinistra che, più sensibile alla cultura e ben radicata in tutto il mondo culturale, non mancherà di imprimere il suo "personale movimento" alla settima arte, tenendosi ben stretta i voti degli oramai centinaia di lavoratori impegnati nel settore, i quali (manco a dirlo) in Sardegna si sono riuniti recentemente in una associazione denominata "Moviementu". La destra che fa? Sta ferma: immobile.

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