EXCALIBUR 66 - ottobre 2011
nello Speciale...

La condanna all'ergastolo

Il 13 ottobre, la Corte d'Assise di Cagliari, presieduta dal Comm. Sanna, giudice a latere il Dott. Contu, dopo tre ore di camera di consiglio, condannò Mannai, Saba e Fanari all'ergastolo, commutato in trent'anni per effetto del decreto sull'amnistia per reati politici del 9 febbraio del '48. Mentre gli imputati minori ebbero: Ala e Pisu due anni e tre mesi, Giuseppe Mannai due anni e sei mesi, Sanna due anni di detenzione.
Il Pci non la prese bene: il 16 ottobre, nel corso di un comizio nella piazza di Carbonia, l'On. Dessanay arringò la folla asserendo che la condanna del sindaco di Guspini era frutto di una macchinazione del governo e della polizia.
Mal gliene incorse. Il commissario della polizia stradale di Carbonia sciolse d'autorità il comizio, ordinò la carica alle forze dell'ordine, "fermò" in modo brusco per parecchie ore l'On. Dessanay, che solo sul tardi venne accompagnato a Cagliari.
E, alle due di notte, venne lasciato nel quartiere periferico di Sant'Avendrace.
Dimenticavo: il commissario della polizia stradale di Carbonia è tale Giovanni Pirrone, ex questore di Sondrio, comandante di una brigata nera durante la Rsi, condannato a trent'anni per "collaborazionismo", poi assolto, riammesso in servizio e spedito a Carbonia.
Così andavano le cose nei primi anni della Repubblica italiana, nata dalla resistenza.
La locandina del convegno
Eventi
Angelo Abis è stato invitato, in nome e per conto dell'associazione "Vico San Lucifero", a parlare dei Sardi nella Rsi in un convegno che si terrà a Gonnostramatza il 7, 8 e 9 ottobre.
La cosa ci onora, perché è la dimostrazione del credito e della considerazione che la nostra associazione si è guadagnata nel corso degli anni anche in ambienti culturali distanti da noi.
Tra l'altro, pensiamo che sia la prima volta in Italia che su un tema così scottante quale è quello della Rsi, delle associazioni culturali così connotate, se non altro per il nome che portano, siano disposte ad ascoltare senza preconcetti voci "diverse" dalle loro, il che dimostra che la cultura sarda, per certi aspetti, è più aperta e più evoluta o, quantomeno, meno faziosa e demagogica di qualla di tante altre regioni considerate più "in" della nostra povera Sardegna.
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