Il Ministro della Giustizia Angelino Alfano
Nessuno ha dubbi sul significato delle elezioni amministrative e dei referendum: è stato un verdetto politico negativo per il centrodestra e in particolare per Berlusconi, perché lui stesso aveva caratterizzato politicamente il voto. In qualche città gli elettori del centrodestra hanno confermato di essere maggioranza, ma spesso scegliendo paradossalmente sindaci della coalizione avversaria, con un non senso che, se non fossero intervenute le commissioni elettorali, avrebbe creato nei Comuni dannosi anni di ingovernabilità. La vittoria del centrosinistra, però, è stata indiscutibile.
Dalle elezioni si ricavano due lezioni importanti, la prima legata alle vicende interne del centrodestra, la seconda legata alla sempre più marcata insofferenza sociale che caratterizza trasversalmente tutti gli schieramenti.
La prima riguarda il centrodestra, sostanzialmente bloccato. Il leader è azzoppato dalle defezioni di Udc e Fli e reso impotente dagli umori della Lega. Ha contato anche il fatto che sia stato messo ferocemente alla berlina per vicende grottesche che poteva risparmiarsi. Inoltre, è sempre più contestato dalle categorie che costituivano il suo blocco sociale. Il suo Pdl non gli è di grande aiuto, ma questo è per colpa sua, abituato com'era a dirigere il Paese con annunci di riforma e il partito con promesse di democrazia interna. Nulla è stato fatto: i suoi dirigenti sono nominati con lettera, le strutture locali sono assemblee elefantiache che non possono decidere nulla e che leggono dai giornali gli indirizzi politici. È molto probabile che il Pdl si frantumerà in partiti o correnti che rispecchieranno le anime del centrodestra. Vedremo cosa saprà fare il segretario del Pdl Angelino Alfano. Nascerà forse un nuovo panorama del centrodestra, che andrà a confrontarsi con il nuovo centrosinistra, che sempre più appare guidato da Vendola e Di Pietro, con Bersani chiamato a fare il garante dei moderati sospettosi.
L'altra lezione riguarda la protesta sociale che avanza sempre più forte. Tremonti è riuscito a salvare i conti pubblici risparmiando alla sesta potenza industriale del mondo una fine ingloriosa. Siamo messi meglio di Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda e forse dell'Inghilterra, che ha avuto l'abilità di non aderire all'Euro ma che comunque si trova ad affrontare il calo dei consumi interni e la voragine dei conti pubblici. Questo però alla gente non basta. Dopo i sacrifici, gli Italiani vogliono sviluppo, ripresa economica, lavoro per i figli, certezza di avere una pensione. Cose che non si ottengono con una pressione fiscale esorbitante, che alla fine alimenta una spesa pubblica incontenibile, immorale e ingiustificata, a vantaggio dei nuovi feudatari di Stato. Equitalia è stata obbligata per legge a svolgere il ruolo di usuraio statale, può bloccare l'autovettura e persino ipotecare l'immobile senza che il "vassallo" di turno lo venga a sapere, per somme iniziali ridicole e spesso non dovute, ma con conseguenze devastanti per le imprese: stanno chiudendo a decine di migliaia in tutta Italia e le ricadute sull'occupazione sono immaginabili.
A cosa servono tutti questi soldi? È presto detto: ogni giorno i telegiornali ci informano di nuovi scandali. Tutti conoscono gli odiosi privilegi della casta e questa moderna categoria di feudatari è indifendibile: ci sono politici, magistrati, militari, alti burocrati che percepiscono stipendi scandalosi e pensioni ancora più scandalose. Poi ci sono le ruberie legalizzate, come nel caso delle opere per il recupero turistico di La Maddalena, con benefici che vanno a vantaggio degli amici dei potenti di turno. O come nel caso di Luigi Bisignani, Alfonso Papa e i loro amici, che interferivano con le istituzioni pubbliche per conferire lucrosi incarichi e affari di ogni genere. Un tempo nobili e cavalieri si chinavano davanti al trono per ottenere incarichi nella piramide feudale, oggi i nuovi potenti si accalcano nelle sedi ministeriali e nei partiti per ottenere prebende e vantaggi inenarrabili. Questo malcostume dilaga ovunque, a destra come a sinistra, nel centro romano e nelle regioni.
Ma il centrodestra ha commesso anche altri gravi errori politici, come nel caso della vicenda libica, incomprensibile ai più e specialmente nell'ambiente della destra. Anche queste vicende hanno pesato nella rivolta elettorale.