Sergio Ramelli
Sergio frequentava l'Istituto "Molinari" di Milano.
Sospettato di essere di destra, il 13 gennaio 1975 venne sequestrato da un'ottantina di attivisti di sinistra e costretto con la forza a cancellare alcune scritte anticomuniste apparse fuori dalla scuola. Sergio, alcuni giorni dopo, scrisse un tema d'italiano in chiave anticomunista. Consegnò il compito finito al compagno incaricato di ritirare i temi, che, uscito dall'aula, venne fermato dai soliti aguzzini di sinistra. Letto pubblicamente in assemblea, il tema diventò la prova che Sergio era di destra. Da quel momento furono insulti, sputi, minacce continue, tanto che un giorno fu il padre a doverlo salvare da un bar antistante al Molinari, dove era assediato.
Impossibilitato a frequentare la scuola, Sergio si trasferì in un Istituto privato. Le aggressioni non terminarono: il 3 febbraio, mentre si recava col padre a ritirare i documenti nella vecchia scuola, venne colpito duramente e svenne.
Il 13 marzo il dramma: la mamma, tornando a casa, trovò Sergio in una pozza di sangue: alcuni attivisti di sinistra l'avevano aggredito alle spalle con chiavi inglesi e spranghe mentre usciva dal portone di casa. Venne ricoverato al Policlinico con un trauma cranico, stato comatoso e fuoriuscita di materia celebrale.
Il cuore di Sergio si arrestò il 29 aprile. Il Questore di Milano fece circondare l'obitorio, facendo caricare i militanti che rendevano omaggio a Sergio. Il Ministro dell'Interno vietò qualunque corteo funebre con la minaccia di arresto immediato per i trasgressori. I militanti di sinistra, a due passi dall'obitorio, intonavano, con chiavi inglesi in mano, cori irripetibili senza che nessuno intervenisse (vedi Polizia).
Gli sciacalli di sinistra per mesi continuarono a chiamare la famiglia Ramelli e i vicini di casa della stessa famiglia, provocando la morte del papà di Sergio, scomparso per il crepacuore.