Personaggi alla ricerca di un ruolo
Lasciamo perdere le reciproche accuse di tradimento, di voltagabbana, di attaccamento alle poltrone, di paura del voto, di deriva autoritaria e di pericoli per la democrazia, etc.. Tutte espressioni attinenti alla politica, che, come diceva il grande filosofo della politica, Carl Schmitt, si configura nello stabilire chi è il nemico e chi è l'amico.
Che poi, nella patria del Machiavelli, il passaggio dalla categoria dell'amico a quella del nemico e viceversa, sia così repentino e spettacolare, eleva la dialettica politica nostrana a livello di un'arte di cui pare lecito gloriarsi.
Ma, a distanza di qualche mese, la caduta del governo giallo-verde, se vogliamo capirci qualcosa, merita una analisi di tipo storico. Che il governo Lega-5 Stelle sino a tutto luglio avesse un gradimento degli Italiani vicino al 55% era un fatto eccezionale e non per nulla scontato al quattordicesimo mese del suo travagliato insediamento.
Ma allora perché Salvini di punto in bianco decise di farlo cadere? La sua durata non era vincolata dai contrasti sul programma fra due forze politiche molto diverse, cosa del resto ampiamente prevista. Ma si basava su un sostanziale equilibrio tra le due forze di maggioranza.
Questo equilibrio si è rotto quando Salvini, sfruttando il ministero di cui era a capo, ha fatto della politica di contrasto all'immigrazione, della sicurezza e della lotta alle imposizioni europee un tutt'uno che lo ha fatto apparire come il vero leader del governo, col risultato di raddoppiare i voti della Lega alle elezioni europee a fronte del dimezzamento degli stessi per i 5 Stelle.
Dopo di ché non rimaneva ai grillini, pena l'irrilevanza, che differenziarsi, pur senza abbandonare il governo, rispetto alle istanze della Lega col fine di guadagnare nuova visibilità. Come spesso succede nella storia, una pura fatalità ha permesso ai grillini e a Conte di mettere all'angolo Salvini. Non è affatto vero che Salvini si sia impuntato a votare contro la candidata tedesca Ursula Von Der Leyen.
La realtà vera è che tra la candidata tedesca e Salvini l'accordo era stato raggiunto, tant'è che i due si erano sentiti telefonicamente.
La cosa avrebbe avuto rilevanza pubblica con un incontro ufficiale tra la candidata tedesca e il gruppo leghista del parlamento europeo. A tale notizia il gruppo socialista europeo minacciò di togliere la fiducia alla Tedesca, che fu costretta a fare marcia indietro.
Era ovvio, dunque, che i parlamentari della Lega non l'avrebbero votata.
Ci si sarebbe aspettati che il gruppo dei 5 Stelle si comportasse allo stesso modo. Invece votarono a favore e furono determinanti per l'elezione della Von Der Leyen.
Fu questo che fece capire a Salvini come i 5 Stelle gli avessero tolto l'iniziativa politica nel fronte europeo, prendendo in pratica il suo posto.
E da lì è disceso tutto: crisi del governo, il Conte bis, la sortita di Renzi, l'alleanza col Pd, gli abbracci più con Macron che con la Merkel che di nazional-sovranisti incomincia ad averne troppi in casa propria.
Ma così siamo ritornati alla politica ed è un tutt'altro discorso.